La tappa più importante del processo evolutivo che ha portato dalle forme di ominidi primitivi all'uomo moderno è l'acquisizione della stazione eretta.

14.11.2013 18:48

Studi eseguiti negli esemplari più tardi di Homo erectus notarono un allargamento delle vertebre del collo in corrispondenza dei nervi che collegano la mano con il cervello, segno di un miglior controllo dei movimenti. A differenza degli altri Primati, nell'uomo mani e piedi sono diversi per forma e funzioni. La mano dotata, come dicevamo, di sensibilità e raffinata motilità, mentre il piede possiede funzione di sostegno e locomozione. L'alluce dell'uomo non è opponibile alle altre dita del piede, proprio perchè serve a migliorare l'appoggio sul terreno e a dare l'ultima spinta durante la locomozione. La scimmia ha l'alluce opponibile alle altre dita del piede, per potersi afferrare ai rami degli alberi; ecco perché in quest’animale non esistono raffinate differenze fra mani e piedi.

La situazione di dorso-lombalgia, che spesso si manifesta nell’uomo, si manifesta con discreta frequenza proprio perchè esistono delle caratteristiche biomeccaniche legate intrinsecamente alla stazione eretta sui due arti inferiori, che ha assunto l’uomo nel corso di millenni della sua evoluzione da mammifero a 4 zampe.

                  

Le gambe dell'uomo sono più lunghe delle braccia, il femore è leggermente obliquo, in modo che il ginocchio permetta di stendere leggermente l'arto. Al contrario le scimmie hanno gli arti posteriori più corti di quelli anteriori, il femore è verticale e pertanto l'articolazione del ginocchio non consente di estendere completamente l'arto inferiore.

 

Per tali caratteristiche, nell’uomo che ha guadagnato la stazione eretta, il complesso rappresentato dal bacino, dal sacro, e dalle vertebre lombari rappresenta un mirabile incrocio di forze ascendenti e discendenti, cui è richiesta paradossalmente stabilità e mobilità. Esso si è sviluppato in questa forma in seguito al processo di verticalizzazione dell'uomo nel suo millenario percorso da scimmia antropomorfa ad Australopithecus e infine a Homo erectus che in ultima analisi non è altro che l’Homo Sapiens. Con tale evoluzione si era sviluppata la motilità. Infatti negli esemplari più tardi di Homo erectus si notò un allargamento delle vertebre del collo in corrispondenza dei nervi che collegano la mano con il cervello, segno di un miglior controllo dei movimenti. Il passaggio alla stazione eretta ha comportato delle modifiche alla conformazione ossea degli arti inferiori. Mentre nell’uomo il femore è decisamente più lungo, al contrario le scimmie hanno gli arti posteriori più corti di quelli anteriori, il femore è verticale e l'articolazione del ginocchio non permette di stendere completamente l'arto.

 

 

L'alluce dell'uomo non è opponibile alle altre dita del piede, ma serve a migliorare l'appoggio sul terreno e a dare l'ultima spinta durante la locomozione. La scimmia invece ha l'alluce opponibile alle altre dita del piede, per potersi afferrare ai rami degli alberi.

              

Di conseguenza, come si è ricordato, è stato liberato l'uso delle braccia e delle mani in seguito all’acquisita possibilità di camminare in posizione eretta

L'ipotesi più probabile è che così si poteva cominciare a fare qualcosa di nuovo con le mani, come ad esempio trasportare rami o altri strumenti, trasportare  alimenti o acqua, rifornire di cibo la famiglia, raccogliere il cibo dai cespugli. Più avanti nell’evoluzione la specializzazione della mano servì per costruirsi oggetti sempre più sofisticati. Questa capacità ha comportato la dominanza della specie umana sugli altri animali presenti sulla terra. La selezione naturale infatti ha poi premiato i migliori fabbricanti di strumenti. Parallelamente si sviluppava, rispetto alle altre specie viventi, l’encefalo degli esseri umani, permettendo così un’intelligenza più spiccata. Infatti la stazione eretta ha permesso l'evoluzione di  una grossa testa che poteva contenere un cervello sempre più grande e più sviluppato rispetto a quello degli altri animali.

La testa perfettamente perpendicolare col resto del corpo è più facilmente controllata.

 

Nelle scimmie o negli altri animali, invece, la sospensione della testa in avanti, rispetto al resto del corpo,  pone un limite alle dimensione del cervello, infatti i muscoli del collo non riuscirebbero a sostenere una testa troppo sviluppata, cosa invece possibile se questa viene tenuta perpendicolarmente. In oltre tre milioni di anni è avvenuta una progressiva "frontalizzazione" (aumento delle dimensioni del lobo frontale): da 450 cm cubici (microencefalo) si è passati a 1350 cm cubiti (macroencefalo) dell’Homo sapiens: ciò ha condotto la specie umana alla corticalizzazione delle funzioni più specializzate (la cui localizzazione, a livello cerebrale, viene individuata appunto nel lobo frontale).

 

Parallelamente all'aumento delle dimensioni di volume dell'encefalo si è realizzata la verticalizzazione dell’uomo, onde permettere di sostenere la testa, passando così dal quadrupedismo al bipedismo, fino alla liberazione della mano. Oltre al grosso vantaggio della manualità, grande importanza ebbe anche la possibilità di “guardare più lontano” grazie agli occhi frontali che consentivano una visione tridimensionale ed al fatto di aver guadagnato parecchi centimetri in altezza. La mano diventando così libera di muoversi in seguito all’avvenuta verticalizzazione, non dovendo più essere riservata  solo per la deambulazione, secondo un calcolo effettuato dal computer, per le fini attività delle dita può effettuare venti milioni di movimenti, mentre una mano abile e addestrata può arrivare addirittura a quaranta milioni. La mano è l'espressione più completa e affinata di questo lento processo che ha condotto la specie umana al raggiungimento della stazione eretta cui era conseguito lo sviluppo dell’encefalo e la corticalizzazione delle funzioni più specializzate.

Per consolidare questi passaggi nell’evoluzione che portavano l’uomo a primeggiare sulle altre specie presenti sulla terra, stabilizzando la posizione bipede rispetto a quella  più sicura e quadrupede, la natura ha dovuto risolvere non pochi problemi di adattamento. In buona parte c'è riuscita, anche se il tratto lombare e in particolare il passaggio lombo-sacrale sono tuttora l'anello debole della catena. Certo, forse fra qualche altro milione di anni l'adattamento sarà completato: per il momento i disturbi in sede lombare sono il prezzo che paghiamo per l'esclusiva della stazione eretta. Se per giunta eseguiamo una scorretta movimentazione manuale di un carico, non rispettando le elementari leggi della fisica riducendo il braccio di leva con lo stesso carico da sollevare, questo assume una forza peso di grande entità che va a ricadere su una già precaria biomeccanica della colonna vertebrale.