LEGGENDE POPOLARI: Il colpo della strega

14.11.2013 17:31

INTRODUZIONE

Il colpo della strega è un dolore acuto lombare con perdita più o meno completa del movimento, impedisce al paziente di muoversi dalla posizione di blocco. Nelle classiche forme di origine dalla colonna vertebrale si tratta di un dolore dovuto a sforzo o stress dei muscoli, dei tendini e dei legamenti della schiena; spesso insorge in seguito a sollecitazioni del rachide nel sollevare pesi che vanno a stimolare negativamente l'apparato discale e legamentoso. Si ottiene di conseguenza un’alterazione delle strutture muscolo-legamentose della colonna: sforzi e forse ancor di più possono essere chiamati in causa. L’errata movimentazione dei carichi infatti, se attuata distrattamente, senza l’indispensabile esperienza e le precauzioni del caso, è un evidente fattore di rischio per l’insorgenza della lombalgia.

                                                  

Il colpo della strega viene causato parimenti anche da cadute o contusioni sulla colonna lombare e si produce, come risultato, la sollecitazione delle solite strutture capsulo-legamentose lombari andando poi a microlesionare i dischi intervertebrali specie se coesiste un restringimento degli spazi discali ed una discopatia. Bisogna per di più ricordare che sono proprio i dischi le formazioni maggiormente importanti per la dinamica rachidea, infatti hanno il ruolo di ammortizzare gli stress meccanici intervertebrali, di qualsiasi natura essi siano, e poi ricordare come le vertebre, si articolino fra loro mediante l’interposizione di queste strutture. 

                               

Si rammenta infine, come le posture sbagliate, assunte specie nelle attività lavorative per tutto l’arco della giornata, siano un chiaro fattore di rischio facilitante lo stress muscolare e legamentoso.

Il colpo della strega indica pertanto un mal di schiena improvviso e violento, che "blocca" il paziente in flessione e gli impedisce qualsiasi movimento dalla posizione di blocco.

 

 

LEGGENDE POPOLARI

Nella credenza popolare sembra quasi che la strega, maleficamente, abbia inflitto un sortilegio che impedisca qualsivoglia mossa di flesso-estensione della colonna, da rimanere immobilizzati come vittima di un incantesimo. A conferma di quanto fosse presente, nell'antica cultura, l'idea dell'intervento magico nelle umane cose, si diceva che la morte improvvisa e ingiustificata fosse dovuta ad un "Colpo d'Elfo" e non è un caso se, ancora oggi, per definire un attacco apoplettico, si usa la parola "Colpo".

    

Molti altri malanni come i reumatismi, i crampi e i lividi si diceva fossero provocati dai pizzicotti degli Elfi come castigo per essere incorsi nella loro disapprovazione. E allo stesso modo per identificare un improvviso dolore lombare con blocco della colonna in flessione, con la parvenza che il paziente sia rimasto “fulminato” dall’ira funesta della strega a cui si è mancato di rispetto, si parla ancora di colpo ma, in questo caso, di "Colpo della Strega" . Secondo questa credenza è pertanto probabile che molti degli umani colpiti dal famoso "Colpo della Strega" abbiano avuto a che fare con il mondo delle Streghe e che da tale mondo siano stati in questo modo "puniti" a causa di comportamenti più o meno offensivi.

Quadro clinico

Il colpo della strega può manifestarsi d’emblè, ma più spesso si evidenzia in soggetti che hanno già manifestato episodi di lombalgia meccanica dovuta:

  • ai ricordati sforzi nelle attività lavorative;
  • alle continue posture inadeguate studiando o lavorando;
  • modesti traumi contusivi ma ripetuti nel tempo, sia nelle attività sportive o lavorative.

Questo atteggiamento in flessione del rachide persiste anche per molti giorni e si attenua quando il dolore comincia a calmarsi, nella fase acuta alcuni movimenti potrebbero così risultare parzialmente o completamente bloccati e il forzarli potrebbe causare molto dolore e pertanto risultano impossibili.

La lombalgia si associa pertanto a:

  • contrattura muscolare;
  • sensazione di blocco;
  • rigidità.

Il dolore è quasi sempre localizzato alla regione lombare o irradiato ai glutei o alla coscia e di solito non oltrepassa il ginocchio. Generalmente non vi sono sintomi o segni neurologici associati dovuti a irritazione delle radici nervose. Qualora si manifesti un interessamento delle radici nervose causato da conflitto disco-radicolare per discopatia o ernia del disco, allora si parla di lombocruralgia o lombosciatalgia. Lombocruralgia quando sono interessate le radici L3 e L4, lombosciatalgia quando sono interessate le radici L5 e S1.

La lombalgia spesso precede la sciatica, ma nella fase di acuzie il dolore lungo la gamba può "mascherare" il dolore localizzato alla schiena, ed essere il sintomo rilevante; infatti le persone colpite da questa patologia, in qualche caso, non avvertono dolore lombare ma soltanto lungo il decorso dello sciatico. Non è sempre solo una questione di muscolatura: le componenti articolari vertebrali,  le sacro-iliache e gli “ammortizzatori”, i dischi intervertebrali cartilaginosi interposti tra i corpi vertebrali, possono essere altrettanto la causa.

Il segno di Lasègue, che consiste nel flettere l’arto inferiore esteso sul bacino, generalmente è negativo. In un limitato numero di casi può essere positivo e pertanto suscita dolore oltre i 30°, per trazione sulle radici del nervo sciatico. Questo in caso di discopatia, protrusione o ernia discale che vada ad irritare, pressando, le radici nervose stesse.  L’angolo di insorgenza del dolore e, soprattutto la sua evoluzione, danno un chiaro andamento della sciatalgia e permettono di valutarne il miglioramento o l’aggravamento.

Tempo atmosferico

Umidità, freddo o comunque il tempo atmosferico non possono essere ritenuti causa di questa patologia anche se spesso è proprio in concomitanza di questi fenomeni climatici che si verifica l’evento doloroso. Il paziente è quindi convinto che l’insorgenza della propria lombalgia sia da attribuirsi a tali cambiamenti atmosferici che in realtà non sono responsabili delle tensioni anomale bensì sono solo in grado di far percepire lo stato flogistico abbassando la soglia del dolore. Sono di conseguenza in grado di fare in modo che stati flogistici di lieve entità possano apparire considerevoli solo perché il paziente avverta in modo esagerato i suoi disturbi lombari.

                      

Di conseguenza gli eventi atmosferici non possono essere responsabili di tali forze lesive ma il loro ruolo è ben esplicito in quanto, solitamente, sono proprio loro a mettere in luce una situazione già presente per altri motivi. I muscoli della colonna, per andare incontro alla flogosi,  devono essere sottoposti a iper-stiramento e venire danneggiati, ma questo richiede uno sforzo notevole che non si verifica molto spesso oppure è necessaria una postura anomala assunta per lunghi periodi di tempo. Ma la cosa più importante è che non può essere un evento climatico a determinarla. D'altro canto, quando la tensione esercitata è tale da danneggiare il muscolo, anche i legamenti ed i tessuti molli sottostanti risulteranno danneggiati e generalmente questo avviene molto prima che il danno si verifichi a livello muscolare.

 TERAPIA

Consiste essenzialmente, durante la fase acuta, nello scarico della colonna (riposo) associato a terapia farmacologica sotto controllo medico. Nella fase iniziale, pertanto, si rivela utile interrompere qualsiasi attività fisica .

Il riposo a letto, tradizionalmente considerato uno dei cardini della terapia del dolore alla schiena, è indispensabile solo nella fase iniziale. In letteratura sembra invece di scarsa utilità in base agli studi più recenti, esclusivamente se perdura oltre qualche giorno.
E' chiaro infatti che una prolungata immobilizzazione apporta più svantaggi che benefici. Bisogna però evitare di stare seduti, in quanto questa posizione aumenta la pressione intradiscale.

Il primo interesse del paziente è l'attenuazione del dolore e a questo scopo è efficace la terapia farmacologica sia con analgesici semplici sia con i classici FANS; nella scelta va tenuto presente che analgesici e antinfiammatori vanno somministrati per almeno una settimana ma non per lunghi periodi di tempo a causa di effetti collaterali se ne si eccede. In genere, come indicato, il primo trattamento è farmacologico, e spesso è eseguito ancor prima di aver raggiunto una diagnosi con Radiografie convenzionali o TAC o RMN., ha comunque possibilità e limiti ben definiti. Il suo scopo è soltanto quello di ridurre l’infiammazione, sedare il dolore e diminuire la contrattura muscolare riflessa. E questo non è poco, in quanto di solito basta ridurre la sintomatologia che determina la contrattura muscolare riflessa e di conseguenza la rigidità, per risolvere il quadro clinico e permettere al soggetto di tornare alle sue attività.

I trattamenti fisici, se necessari, andranno usati da soli o in associazione alle cure mediche e possono sortire effetti di media durata, riducendo la sintomatologia dolorosa e determinando, di conseguenza, una limitazione della contrattura muscolare. E’ possibile sottoporre in prima istanza i pazienti a trattamento con: ultrasuoni, ed elettronalgesia

Ultrasuoni

Gli Ultrasuoni  sono vibrazioni sonore a frequenza così elevata da non risultare percepibili dall’orecchio umano. Hanno varie intensità di emissione regolabili a seconda della profondità delle articolazioni da raggiungere; sono applicabili attraverso "testine" da porre sulla cute e da muovere circolarmente con l’interposizione di un gel che permetta il passaggio delle onde ultrasonore.

 

 Quando un fascio di ultrasuoni viene assorbito da un tessuto, cede ad esso la propria energia meccanica la quale si trasforma a sua volta in energia calorica. L’effetto principale terapeutico è produrre calore (non doloroso) in profondità in modo che l’articolazione venga "nutrita" meglio dal sangue. Gli effetti terapeutici degli ultrasuoni, in parte dovuti all'aumento della temperatura, sono rappresentati dall'analgesia, dal rilasciamento muscolare e dall'effetto fibrolitico e trofico.

1) Analgesia - L'effetto analgesico è dovuto all'azione del calore e probabilmente anche ad un'azione diretta degli ultrasuoni sulle terminazioni nervose sensitive.

2) Rilasciamento dei muscoli contratti - Il rilasciamento dei muscoli contratti è legato all'effetto termico e all'azione di micromassaggio tissutale indotto dagli ultrasuoni.

3) Azione fibrolitica - Le oscillazioni delle particelle dei tessuti, prodotte dagli ultrasuoni, determinano lo scompaginamento delle fibre collagene dei tessuti fibrosi.

4) Effetto trofico - La vasodilatazione, che fa seguito all'elevazione termica, facilita la rimozione dei cataboliti e fa pervenire nei tessuti sostanze nutritizie ed ossigeno; in tal modo gli ultrasuoni migliorano il  trofismo dei tessuti, agevolano la riparazione dei danni tissutali ed accelerano la risoluzione dei processi infiammatori.

Elettronalgesia

Le stimolazioni elettriche possono essere indotte in vari modi, le forme terapeutiche correntemente in uso per le patologie della colonna sono: correnti diadinamiche, correnti interferenziali, T.E.N.S. L'elettroanalgesia può essere considerata una vera e propria terapia di fondo del dolore e non soltanto un rimedio sintomatico.
Non è raro osservare risultati poco significativi dopo le prime sedute, che però migliorano nettamente a mano a mano che il trattamento procede; è certamente imprudente trarre delle conclusioni prima di 5-10 sedute. L'effetto analgesico sarebbe dovuto, almeno in parte, ad una soppressione del segnale doloroso andando ad agire direttamente sulle fibre che portano quest'informazione al sistema nervoso centrale (SNC) e sugli scambi di tipo ionico che avvengono nelle interfacce biologiche.

Termoterapia endogena

La termoterapia endogena potrebbe trovare utilità nella cura di questi disturbi alla schiena mediante l’uso di apparecchiature quali radar, marconiraggi infrarossi. L’irraggiamento del calore, prodotto da tali apparecchiature, è responsabile di molte azioni biologiche che si traducono in:

  • attivazione del metabolismo;
  •  vasocostrizione;
  •  sudorazione;
  •  rilasciamento muscolare;
  •  iperventilazione;
  •  aumento attività cardiaca con conseguenti:
  • azioni analgesiche,
  • azioni sedative,
  • azioni decontratturanti,
  • azioni vasomotorie,
  • azioni stimolanti il metabolismo dei tessuti.

Magnetoterapia, laserterapia, ipertermia sono terapie di più recente introduzione nel campo della fisioterapia.

Trovano grande utilità:

  • La magnetoterapia

Al pari della tecnologia laser, la magnetobiologia e il bioelettromagnetismo sono una delle estreme frontiere raggiunte in campo medico. Dal momento in cui si evidenziò sperimentalmente l'azione tra magnetismo e materia vivente, la magnetobiologia cellulare e la magnetoterapia si sono sviluppate su basi di biofisica molecolare e morfologica.

Agisce infatti in virtù dei postulati effetti antiedemigeni ed antinfiammatori. Promuove altresì un’accelerazione di tutti i fenomeni riparatori con netta azione biorigenerante, antinfiammatoria, antiedematosa, antalgica. Che i campi magnetici possano interagire con i sistemi biologici è ormai cosa certa. Tale terapia fisica ha lo scopo di ridurre gli stimoli dolorosi inducendo una riduzione della contrattura muscolare.

  • La laserterapia

è provvista della capacità di concentrare calore in un volume molto piccolo di materia, si osserva:

  • un'accelerazione dei normali processi fisiologici;
  • un aumento della velocità delle mitosi;
  •  una disidratazione del tessuto temporanea e reversibile;
  • denaturazione delle proteine;
  • termolisi;
  • carbonizzazione;
  • evaporazione del tessuto.

Magnetoterapia, laserterapia, ipertermia sono terapie di più recente introduzione nel campo della fisioterapia.

Trovano grande utilità:

  • La magnetoterapia

Al pari della tecnologia laser, la magnetobiologia e il bioelettromagnetismo sono una delle estreme frontiere raggiunte in campo medico. Dal momento in cui si evidenziò sperimentalmente l'azione tra magnetismo e materia vivente, la magnetobiologia cellulare e la magnetoterapia si sono sviluppate su basi di biofisica molecolare e morfologica.

Agisce infatti in virtù dei postulati effetti antiedemigeni ed antinfiammatori. Promuove altresì un’accelerazione di tutti i fenomeni riparatori con netta azione biorigenerante, antinfiammatoria, antiedematosa, antalgica. Che i campi magnetici possano interagire con i sistemi biologici è ormai cosa certa. Tale terapia fisica ha lo scopo di ridurre gli stimoli dolorosi inducendo una riduzione della contrattura muscolare.

  • La laserterapia

è provvista della capacità di concentrare calore in un volume molto piccolo di materia, si osserva:

  • un'accelerazione dei normali processi fisiologici;
  • un aumento della velocità delle mitosi;
  •  una disidratazione del tessuto temporanea e reversibile;
  • denaturazione delle proteine;
  • termolisi;
  • carbonizzazione;
  • evaporazione del tessuto.
  • L’ipertermia

è una terapia fisica innovativa che consiste nell'imporre ad una determinata parte del corpo un ciclo termico accurato e specifico per quella parte del corpo e per il tipo di patologia. Il riscaldamento desiderato è ottenuto con l'applicazione di energia elettromagnetica che viene irradiata in direzione ortogonale alla superficie del corpo, con il campo elettrico prevalentemente parallelo agli strati dei tessuti. Trova indicazione in molte patologie della colonna vertebrale, fra cui il colpo della strega, per i suoi assunti biologici che si esplicano sul metabolismo, sulla circolazione e sulla muscolatura.

Effetti biologici:

  • aumento del flusso circolatorio da dilatazione vasale;
  • aumento del metabolismo cellulare;
  • azione antalgica per innalzamento della soglia del dolore dovuto all'azione del calore;
  • azione antiflogistica con riduzione di infiltrati infiammatori, dell'edema e degli essudati;
  • riduzione della rigidità articolare e dei tessuti fibrosi in genere per alterazioni della stiffness tissutale;
  • riduzione dello spasmo muscolare.

Tutorizzazione ortopedica

Di estremo interesse per la cura delle patologie della colonna vertebrale, è l'uso di una cintura lombare di sostegno che si rivela particolarmente utile nel periodo subacuto. Ciò al fine di mantenere il recuperato equilibrio muscolare acquisito dall’attività fisica e poi di evitare un’articolarità vertebrale incongrua che potrebbe vanificare il miglioramento clinico. Il concetto di base è che il suo uso quotidiano e costante riduca il  numero di episodi di acuzie di lombalgia evitando quel drammatico  evento che è il colpo della strega.

Per i casi più importanti, a giudizio clinico dello specialista, è possibile usare corsetti ortopedici di maggior sostegno; provvisti infatti di stecche di rinforzo laterali e posteriori, consentono una  maggiore aderenza con la migliore stabilità e un corrispondente sostegno eccellente della colonna dorso-lombare. Le ortesi lombari, pertanto, non hanno significato nella fase acuta, in cui si manifesta il colpo della strega, ma acquistano particolare valore nella fase cronica della lombalgia, proprio per prevenire il ripresentarsi del drammatico “fatto acuto” che si manifesta, come è già stato esposto, con dolore acuto ed il blocco in flessione del rachide dorso-lombare. Questi dunque, si puntualizza, possono attuare un valido supporto allo sforzo muscolare. Il sostegno lombare, comunque, è un valido strumento nei casi in cui sia necessario aiutare a mantenere una postura obbligata specie se va tenuta a lungo nei posti di lavoro; appaiono di peculiare importanza come aiuto alle strutture legamentose e miotendinee della colonna vertebrale soprattutto nelle attività lavorative che comportino la ripetuta movimentazione di carichi.

 In realtà consentono:

  • un’azione di sostegno sulla muscolatura addominale;
  • quell’importante effetto propriocettivo di richiamo alla postura corretta.

La massoterapia

Sempre nella fase di quiescenza appare di una certa utilità la massoterapia, che pertanto andrà attuata soltanto quando la fase acuta si è ridotta.

La massoterapia può favorire di fatto il rilasciamento muscolare ed essere un complemento della rieducazione funzionale. Esplica i suoi effetti terapeutici mediante due meccanismi principali: azione diretta (o meccanica) e azione indiretta (o riflessa). Non si può trascurare inoltre l'effetto psicologico che il massaggio ha ed ha sempre avuto sui pazienti, e che fa di questa tecnica la più piacevole e conosciuta fra tutte quelle di cui la fisiokinesiterapia si avvale. Possiede un’importante azione sul ricambio tessutale. Il massaggio agisce invero, oltre che sulle terminazioni nervose, sugli spazi lacunari dei tessuti, dove circola la linfa e dove ci sono cellule adipose, accelerando l'eliminazione di scorie e della raccolta di liquido e grasso (quindi azione tonica). E’ comprensibile come il massaggio sia un indiscutibile ausilio terapeutico al fine di risolvere la contrattura muscolare e la rigidità tipiche del colpo della strega.

 

Fra le varie metodiche manuali bisogna ricordare alcune tecniche più sofisticate, ideate da vari Autori, che andranno utilizzate per quei casi maggiormente impegnativi e di difficile risoluzione:

  • il massaggio connettivale reflessogeno sec. Dicke;
  • il massaggio posturale miofasciale;
  • i “pompages” muscolari sec. Bienfait;
  • lo shiatsu inteso non tanto come massaggio ma come un'antica metodica giapponese, che significa   "pressione mediante le dita": Più che un massaggio, è da considerarsi una tecnica mediante digitopressione per conservare la salute, legata all'agopuntura: infatti si basa sulla stimolazione degli stessi punti. Soltanto che al posto di usare gli aghi si usa la pressione dei polpastrelli delle dita.

Di sostanziale importanza la ginnastica medica intesa come Rieducazione Motoria eseguita in gruppo o singolarmente, e che mira ad effettuare un’educazione alla difesa ed al controllo della schiena: interviene sulle cause meccaniche che sono all’origine di molti disturbi del rachide; può determinare pertanto risultati di lunga durata.

Nella cura a lungo termine delle patologie della colonna che possono essere il substrato da cui spesso origina il colpo della strega, trovano particolare indicazione alcune metodiche riabilitative ideate da vari Autori quali

  • la Rieducazione Posturale Globale (RPG)  sec. Souchard ( a cura della ft. Loretta Dalla Paola)
  • il massaggio connettivale reflessogeno sec. Dicke
  • il metodo Mc Kenzie (a cura della ft.Silvia Gambaretto)

Il metodo Mc Kenzie è indicato per il trattamento dei disturbi meccanici della colonna vertebrale dove il dolore è provocato da una deformazione dei tessuti molli tale da attivare il sistema nocicettivo. Quest’ultimo è costituito dalle terminazioni nervose libere contenute nei tessuti e, in particolare, nel disco intervertebrale che, per il concetto Mc Kenzie, è il principale responsabile del dolore alla schiena e del dolore riferito.

Il dolore dovuto ad un trauma è prodotto da una deformazione meccanica combinata con un’irritazione chimica; di conseguenza il dolore iniziale è costante, non cessa cambiando posizione e può venire amplificato con il movimento. Durante la guarigione ci può essere una perdita di movimento causata dalla contrazione e dall’accorciamento adattativo del tessuto cicatriziale. Dopo 2-3 settimane, il dolore diventa intermittente in quanto è avvertito solo quando le strutture accorciate sono poste in allungamento. Durante questa prima fase si può favorire la riparazione corretta dei tessuti mediante delle procedure meccaniche che non devono essere troppo vigorose prima di essere certi che la lesione sia completamente guarita.

E’ stato dimostrato che la mobilizzazione attiva precoce determina sia un miglioramento dei movimenti della colonna lombare sia una diminuzione del dolore.

L’approccio Mc Kenzie è suddivisibile in tre componenti:

  1. DIAGNOSI MECCANICA
  2. TRATTAMENTO MECCANICO
  3. PREVENZIONE DELLE RECIDIVE

La DIAGNOSI MECCANICA viene effettuata sulla base di una scheda di valutazione ed è indispensabile per capire quale movimento possa far stare meglio il paziente. Ciò permette di impostare il trattamento e l’auto-trattamento che è uno dei punti cardine del metodo, in quanto il paziente esegue i movimenti indicati dal terapista sia durante le sedute sia quando queste sono concluse in modo da prevenire da solo le recidive.

I pazienti vengono suddivisi in tre categorie sulla base del meccanismo che produce il dolore:

  1. sindrome posturale
  2. sindrome da disfunzione
  3. sindrome da derangement

Nell’ambito delle stesse vanno poi analizzate la localizzazione del dolore, la presenza eventuale di deformità vertebrale acuta, l’effetto dei movimenti di prova ripetuti e delle posizioni mantenute sull’andamento del dolore.

I movimenti principali per valutare la colonna lombare sono: estensione, flessione e scivolamento laterale. Queste possono essere ripetute o mantenute per un certo arco di tempo; possono essere eseguite in piedi o da distesi per valutare il diverso comportamento dei sintomi.

Nella sindrome da postura il dolore è provocato quando i segmenti del rachide sono soggetti ad un carico statico prolungato a fine arco di movimento. Ne è un esempio la posizione seduta scorretta mantenuta a lungo nella quale la schiena è in completa flessione in mancanza di un adeguato supporto lombare o di uno sforzo per mantenere la lordosi.

Un altro esempio è la postura in piedi scorretta in cui il soggetto sta in genere con l’addome protruso e la lordosi al massimo.

In questa sindrome il dolore è in genere centrale e cessa cambiando posizione.

La correzione posturale consiste nell’educare il paziente a controllare attivamente la posizione di tutta la colonna e ad utilizzare dei presidi che lo aiutino a mantenerla corretta.

La sindrome da disfunzione si riscontra soprattutto in pazienti che hanno subito un trauma o un derangement e che hanno perso l’arco completo di movimento. Il dolore avvertito è sempre il medesimo: a fine arco di movimento.

La sindrome da derangement è definita da Mc Kenzie come “la situazione in cui la normale posizione di riposo delle superfici articolari di due vertebre adiacenti è disturbata a causa di un cambiamento di posizione del nucleo fluido tra queste superfici”. In questo caso il dolore tipico è intermittente perché segue lo spostamento del nucleo ed è quindi associato ai movimenti e alle posture del soggetto.

Nel TRATTAMENTO MECCANICO la condotta da seguire varierà in base al tipo di sindrome ma nello stesso tempo, anche se la maggior parte dei pazienti (circa il 70%) ha il derangement, si osserva che questi hanno pure una cattiva postura e che dopo la riduzione dello stesso si evidenzia talvolta anche una perdita di funzione legata a qualche trauma precedente.

Il trattamento del derangement consiste nell’applicare pressioni riduttive per riposizionare i tessuti spostati. Queste sono costituite, secondo il principio della progressione delle forze, da posizioni mantenute o movimenti ripetuti propri del paziente nella direzione scelta dalla diagnosi meccanica e, quando necessario, da mobilizzazioni e manipolazioni eseguite dal terapista. Il dolore riflesso si può spostare dalla periferia verso la linea mediana della colonna tramite movimenti che vengono così utilizzati per eliminare i sintomi irradiati. Tale fenomeno viene chiamato centralizzazione.

Si può trovarne un esempio nel comportamento della protrusione discale postero-laterale. Essa anche se lieve può provocare una deformità e limitazione della colonna. Alcuni movimenti come l’estensione la ridurranno e centralizzeranno il sintomo periferico altri come la flessione la faranno peggiorare e potranno portare il sintomo in periferia.

La PREVENZIONE DELLE RECIDIVE consiste nell’enfatizzare le responsabilità del paziente per il proprio recupero e in istruzioni a lungo termine come i consigli posturali ed ergonomici, il mantenimento dell’arco di movimento, l’incoraggiamento dell’attività fisica.

Il metodo Mc Kenzie è indicato per il trattamento dei disturbi meccanici della colonna vertebrale dove il dolore è provocato da una deformazione dei tessuti molli tale da attivare il sistema nocicettivo. Quest’ultimo è costituito dalle terminazioni nervose libere contenute nei tessuti e, in particolare, nel disco intervertebrale che, per il concetto Mc Kenzie, è il principale responsabile del dolore alla schiena e del dolore riferito.

Il dolore dovuto ad un trauma è prodotto da una deformazione meccanica combinata con un’irritazione chimica; di conseguenza il dolore iniziale è costante, non cessa cambiando posizione e può venire amplificato con il movimento. Durante la guarigione ci può essere una perdita di movimento causata dalla contrazione e dall’accorciamento adattativo del tessuto cicatriziale. Dopo 2-3 settimane, il dolore diventa intermittente in quanto è avvertito solo quando le strutture accorciate sono poste in allungamento. Durante questa prima fase si può favorire la riparazione corretta dei tessuti mediante delle procedure meccaniche che non devono essere troppo vigorose prima di essere certi che la lesione sia completamente guarita.

E’ stato dimostrato che la mobilizzazione attiva precoce determina sia un miglioramento dei movimenti della colonna lombare sia una diminuzione del dolore.

L’approccio Mc Kenzie è suddivisibile in tre componenti:

  1. DIAGNOSI MECCANICA
  2. TRATTAMENTO MECCANICO
  3. PREVENZIONE DELLE RECIDIVE

La DIAGNOSI MECCANICA viene effettuata sulla base di una scheda di valutazione ed è indispensabile per capire quale movimento possa far stare meglio il paziente. Ciò permette di impostare il trattamento e l’auto-trattamento che è uno dei punti cardine del metodo, in quanto il paziente esegue i movimenti indicati dal terapista sia durante le sedute sia quando queste sono concluse in modo da prevenire da solo le recidive.

I pazienti vengono suddivisi in tre categorie sulla base del meccanismo che produce il dolore:

  1. sindrome posturale
  2. sindrome da disfunzione
  3. sindrome da derangement

Nell’ambito delle stesse vanno poi analizzate la localizzazione del dolore, la presenza eventuale di deformità vertebrale acuta, l’effetto dei movimenti di prova ripetuti e delle posizioni mantenute sull’andamento del dolore.

I movimenti principali per valutare la colonna lombare sono: estensione, flessione e scivolamento laterale. Queste possono essere ripetute o mantenute per un certo arco di tempo; possono essere eseguite in piedi o da distesi per valutare il diverso comportamento dei sintomi.

Nella sindrome da postura il dolore è provocato quando i segmenti del rachide sono soggetti ad un carico statico prolungato a fine arco di movimento. Ne è un esempio la posizione seduta scorretta mantenuta a lungo nella quale la schiena è in completa flessione in mancanza di un adeguato supporto lombare o di uno sforzo per mantenere la lordosi.

Un altro esempio è la postura in piedi scorretta in cui il soggetto sta in genere con l’addome protruso e la lordosi al massimo.

In questa sindrome il dolore è in genere centrale e cessa cambiando posizione.

La correzione posturale consiste nell’educare il paziente a controllare attivamente la posizione di tutta la colonna e ad utilizzare dei presidi che lo aiutino a mantenerla corretta.

La sindrome da disfunzione si riscontra soprattutto in pazienti che hanno subito un trauma o un derangement e che hanno perso l’arco completo di movimento. Il dolore avvertito è sempre il medesimo: a fine arco di movimento.

La sindrome da derangement è definita da Mc Kenzie come “la situazione in cui la normale posizione di riposo delle superfici articolari di due vertebre adiacenti è disturbata a causa di un cambiamento di posizione del nucleo fluido tra queste superfici”. In questo caso il dolore tipico è intermittente perché segue lo spostamento del nucleo ed è quindi associato ai movimenti e alle posture del soggetto.

Nel TRATTAMENTO MECCANICO la condotta da seguire varierà in base al tipo di sindrome ma nello stesso tempo, anche se la maggior parte dei pazienti (circa il 70%) ha il derangement, si osserva che questi hanno pure una cattiva postura e che dopo la riduzione dello stesso si evidenzia talvolta anche una perdita di funzione legata a qualche trauma precedente.

Il trattamento del derangement consiste nell’applicare pressioni riduttive per riposizionare i tessuti spostati. Queste sono costituite, secondo il principio della progressione delle forze, da posizioni mantenute o movimenti ripetuti propri del paziente nella direzione scelta dalla diagnosi meccanica e, quando necessario, da mobilizzazioni e manipolazioni eseguite dal terapista. Il dolore riflesso si può spostare dalla periferia verso la linea mediana della colonna tramite movimenti che vengono così utilizzati per eliminare i sintomi irradiati. Tale fenomeno viene chiamato centralizzazione.

Si può trovarne un esempio nel comportamento della protrusione discale postero-laterale. Essa anche se lieve può provocare una deformità e limitazione della colonna. Alcuni movimenti come l’estensione la ridurranno e centralizzeranno il sintomo periferico altri come la flessione la faranno peggiorare e potranno portare il sintomo in periferia.

La PREVENZIONE DELLE RECIDIVE consiste nell’enfatizzare le responsabilità del paziente per il proprio recupero e in istruzioni a lungo termine come i consigli posturali ed ergonomici, il mantenimento dell’arco di movimento, l’incoraggiamento dell’attività fisica.

  • il concetto riabilitativo Mulligan (a cura del ft. Massimo Guzzo)
  • la metodica sec. Cyriax (a cura del ft. Massimo Guzzo)

secondo Cyriax, il colpo della strega come la maggioranza delle affezioni lombari sono imputabili a lesioni meccaniche, la cui piu' comune è il prolasso di un disco intervertebrale. La prima fase del trattamento è costituita dall'anamnesi, occorre identificare la natura del prolasso , capire se è interessata la parte cartilaginea del disco

  • concetto riabilitativo Mulligan (a cura del ft. Massimo Guzzo)
  • la metodica sec. Cyriax (a cura del ft. Massimo Guzzo)

secondo Cyriax, il colpo della strega come la maggioranza delle affezioni lombari sono imputabili a lesioni meccaniche, la cui piu' comune è il prolasso di un disco intervertebrale. La prima fase del trattamento è costituita dall'anamnesi, occorre identificare la natura del prolasso , capire se è interessata la parte cartilaginea del disco o il nucleo polposo, dall'anamnesi si hanno le prime indicazioni terapeutiche. La seconda parte del trattamento consiste nell'esame del paziente, si esaminano la postura della lombalgia, l'area dolorante, le articolazioni, l'irradiazione dermatomerica dell'affezione.

 

Dopo l'esame e la diagnosi differenziale, e dopo aver individuato quale disco intervertebrale e' dislocato, si imposta il trattamento che puo' essere:

  • di trazione.
  • di manipolazione

 

La trazione è il trattamento d'elezione per piccole protrusioni nucleari. gli effetti della trazione sono ‑Separare le vertebre lombari offrendo spazio alla dislocazione per tornare nella sede originaria.

  • Diminuire la pressione intradiscale sfruttando l'azione centripeta che si crea sul disco.
  • Tendere il legamento longitudinale posteriore.

Facendo si che questo eserciti una spinta in senso anteriore sulla protrusione, indirizzandola verso il centro dell'articolazione.

La manipolazione, ha come obbiettivo la riduzione della protrusione del disco.

E’ importante eseguire a riesame dopo ogni manovra manipolativa, rispettando sempre un

principio: se la manovra ha diminuito i! dolore, va ripetuta perché ha ridotto la pressione dei disco intervertebrale sulla radice nervosa.

I risultati sono valutabili immediatamente; è sempre utile avvertire il paziente della frequente

comparsa di indolenzimento già dalle prime sedute, fenomeno che si risolve spontaneamente in alcune ore.

Il colpo della strega richiede alcuni elementi fondamentali per insorgere:

‑      un cedimento del legamento longitudinale posteriore nelle protrusioni posteriori, che sono di gran lunga le più frequenti.

Molto spesso ci troviamo a considerare come aver raccolto un pezzo dl carta o un pettine ci abbia bloccato in maniera così severa, in realta' quel movimento è stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso,

‑ abbiamo riempito il vaso con tutta una serie di movimenti scorretti che hanno indebolito le nostre strutture di contenimento tra cui il legamento longitudinale posteriore, quindi il disco ha trovato una breccia ed al primo movimento over range ci ha bloccato,

Gia' dalla prima Seduta decomprimere il legamento longitudinale posteriore consente al legamento stesso di rinforzarsi e riprendere fa sua funzione contenitiva.

Le manipolazioni sono molteplici, variano a seconda del paziente e del tipo e direzione del prolasso, dell'applicazione sul paziente stesso, per motivi di spazio possiamo distinguere:

  • Manipolazioni in stiramento rotatorio;
  • Manipolazioni In stiramento rotatori opposto;
  • Manipolazioni in estensione;
  • Manipolazioni in estensione forzata;
  • Manipolazioni di correzione della deviazione laterale.

 

  •  la Metodica McKenzie (a cura della ft. Silvia Gambaretto)

e molte altre. E’ di Robin McKenzie una frase importante che identifica le origini dei problemi alla colonna vertebrale: “Quando il dolore insorge perchè abbiamo mantenuto una postura scorretta, la colpa è solo e unicamente nostra.”

Per evitare l'indebolimento dovuto all'inattività, sino a quando il malato non ritorna al lavoro, sono consigliabili esercizi di resistenza quali il camminare, la cyclette, il nuoto e persino la corsa leggera. Questi esercizi non sollecitano la schiena più della posizione seduta sul bordo del letto per un uguale periodo di tempo. L'esercizio fisico è una terapia che comunemente va utilizzata e spesso mal compresa. In qualsiasi caso l'inattività prolungata andrebbe evitata.

Spesso i pazienti sottoposti a Rieducazione motoria individuale o di gruppo, sia con i classici esercizi di ginnastica medica che con le individuali metodiche ideate da vari AA., avvertono con soddisfazione i benefici apportati dall’esercizio fisico, da una migliore particolarità, da un ritrovato tono-trofismo muscolare che sarà importante mantenere nel tempo.

 

PREVENZIONE

Come prevenzione si raccomanda soprattutto il movimento costante e non eccessivo mediante la ginnastica dinamica di rinforzo muscolare, lo stretching o la ginnastica isometrica, ma il nuoto appare come lo sport migliore per dare tonicità ai muscoli della schiena. E’ necessario il cambiamento delle abitudini, soprattutto per i lavori che richiedano il sollevamento di pesi; per questi dovrà essere considerata una opportuna educazione alla movimentazione dei carichi ed una idonea back-school.

La back school appare utile soprattutto per chi svolge un lavoro manuale faticoso e per mantenere posture corrette durante la giornata sia a casa che al lavoro. I pazienti vengono educati alle tecniche corrette per stare seduti, in piedi e per alzarsi. Imparano a muovere, alzare o spostare un peso. Apprendono che per ridurre le forze compressive lombari occorre:

 

  • tenere il peso vicino al corpo;
  • non flettere il rachide;
  • allargare la base di appoggio;
  • utilizzare la forza degli arti inferiori;
  • distribuire i pesi da portare simmetricamente sugli arti superiori;
  • assicurasi delle buone prese.

 

Inoltre ricevono nozioni di biomeccanica del rachide e fisiopatologia del dolore. Chi riceve questo tipo di informazione ritorna al lavoro prima e in genere riduce l'incidenza delle lesioni alla schiena sul posto di lavoro.

 

Occorre limitare gli sport che sollecitino particolarmente la schiena:

 

  1. i salti con l'insaccamento della schiena;
  2. i piegamenti estremi;
  3. le torsioni;
  4. gli esercizi che favoriscano l’inarcamento in estensione della colonna;
  5. il sollevamento di pesi.

 

E’ opportuno limitare i lunghi spostamenti con gli autoveicoli ed evitare macchine soggette a continue vibrazioni. Il letto ha anche una certa importanza in quanto dovrà essere evitato l’infossamento, un materasso va scelto individualmente secondo il peso della persona e non dovrà essere troppo duro. A proposito del peso è chiaro che il sovrappeso favorisce il mal di schiena.

Occorre pertanto mantenere un peso corporeo adeguato alla propria altezza evitando di uscire dal peso forma personale.

Inoltre occorre osservare quelle elementari norme posturali che servono a mantenere posizioni corrette sia nella stazione eretta che in quella seduta proprio per evitare l’insorgenza delle condizioni che possono predisporre alla lombalgia cronica e, nei casi acuti, al colpo della strega.

Nella stazione eretta:

  1. Nella stazione eretta e nella deambulazione mantenere le spalle proiettate indietro; così facendo si mantiene la proiezione del baricentro entro il poligono d’appoggio
  2. Mantenere contratti i muscoli addominali per impedire la rotazione in avanti del bacino.

 

Nella stazione seduta:

  1. Nella stazione seduta, specialmente in casa ed in ufficio, tenere il dorso contro lo schienale o sostenere con un cuscino la regione lombare.
  2. In ufficio, tenere il piano di lavoro all’altezza dell’estremità dello sterno, alzando il tavolo o abbassando la sedia secondo la necessità.

 

Però molti Autori affermano che la miglior prevenzione è la più stretta sorveglianza della casa …….

Perché??…………..ma per non far entrare la strega, no??!